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Secondo l’approccio sistemico-relazionale i sintomi ed il disagio del singolo individuo, sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.

“Il modello relazionale o sistemico piuttosto che interessarsi alle dinamiche intrapsichiche esclusivamente individuali o alla ricostruzione storica a partire dall’infanzia, focalizza l’attenzione sul processo interattivo e comunicativo in corso tra i membri di un sistema. Per sistema si intende un complesso di componenti in interazione reciproca. La teoria che è alla base della terapia sistemica è che il comportamento è funzione della relazione. La tendenza dei sistemi interattivi ad organizzarsi secondo regole (le relazioni presentano delle regolarità che diventano prevedibili perché tendono a riproporsi con frequenza) è evidente soprattutto in quei sistemi che si fondano su una rete abituale di rapporti che ne garantiscono un certo grado di continuità e stabilità. Esempio di questi sistemi è la famiglia, gruppi di amici, colleghi di lavoro, classi scolastiche. Alcuni sistemi interattivi presentano una sufficiente flessibilità delle regole di relazione interne, altri invece una particolare rigidità che impedisce adeguati mutamenti in risposta all’emergere di nuove tendenze evolutive. E’ in questi ultimi sistemi che compaiono più facilmente manifestazioni di sofferenza o di patologia con comportamenti sintomatici. Il sintomo, quindi, non è il prodotto di una mente folle ma coinvolge l’intero sistema di appartenenza dell’individuo. La diagnosi in questa terapia, anche se è solo un individuo a manifestare comportamenti sintomatici e patologici, cerca di mettere in luce il significato del sintomo all’interno del contesto e l’intervento terapeutico mira a favorire il riassorbimento del sintomo stimolando un cambiamento del sistema che renda lo stesso sintomo inutile”.

(tratto da “il vaso di Pandora” di Cancrini L. , La Rosa C.)

 

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La Floriterapia

La metodica terapeutica dei Fiori di Bach rappresenta, un aiuto più che valido all’ attività dello psicoterapeuta.

Infatti Edward Bach parla di guaritori spirituali ed individua la malattia come una sorta di conflitto intrapsichico tra Anima, Mente e Corpo fisico. Nessuno più di uno psicoterapeuta può essere in grado di utilizzare appieno le formidabili potenzialità del sistema.

Lo psicoterapeuta è veramente il medico dell’anima che, attraverso la risoluzione dei conflitti, può portare il paziente a quella sorta di equilibrio che lo rende immune nei confronti delle malattie. I sintomi sono dei campanelli d’allarme, sono dei messaggi in codice che il corpo ci invia per dirci che qualcosa nel nostro stile di vita non va e va corretto. La malattia altro non è che un segnale dell’anima, il dolore fisico è quello stesso dolore psichico che non abbiamo voluto o saputo ascoltare, che abbiamo relegato lontano nella coscienza nel tentativo di eliminarlo, ma lo stesso problema se non viene affrontato e rielaborato, si ripresenterà nel corpo e si ripresenterà sempre finché non avremo risolto le nostre problematiche interiori. Il guaritore è dentro di noi, ci assiste nella nostra realizzazione umana.

I fiori si impiegano essenzialmente per riequilibrare lo stato emotivo, che una volta ritornato in armonia, spesso risolve anche i problemi a livello fisico. Secondo la visione olistica e psicosomatica, ( Bach è stato uno dei padri della Psicosomatica), il corpo e la mente, lo psichico e il fisico,  pur manifestandosi nella loro sintomatologia su piani differenti, in realtà sono l’espressione di un unico processo di disagio.

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